domenica 5 ottobre 2025

IL FALLIMENTO DEL SISTEMA LIBERALE NEL PENSIERO DI WERNER SOMBART

 


 Viene oggi alla luce una sua pubblicazione, grazie alle Edizioni della Lanterna che ripropongono la riedizione del testo pubblicato nel 1934, in Firenze col “titolo Correnti sociali della Germania di oggi”.

Sombart offre al lettore un quadro della Germania di allora e introduce così il breve saggio, di cui si compone il libro: “Nel correggere oggi – luglio 1933 – le bozze di questo scritto, posso constatare con soddisfazione che l’attuale indirizzo della politica del nuovo governo è quello qui indicato”.

L’opuscolo si apre con l’analisi della società germanica del tempo in cui viveva, di cui l’autore evidenzia l’estrema frammentarietà che dominava in tutti i campi, non ultimo il politico. A farne le spese sarà il Reichstag, dove mancava la possibilità di una formazione con una maggioranza effettiva.

Del resto, l’elenco dei movimenti - in cui si svolgeva la vita politica tedesca - che ha riportato Sombart è abbastanza nutrito. Dalle associazioni di carattere economico dei datori di lavoro, a quelle dei salariati e impiegati, queste ultime distinte in sindacati socialisti, liberali e cristiani; dalle numerose organizzazioni semi-militari alle organizzazioni di classe, dalle unioni confessionali a quelle giovanili: tale eterogeneità rifletteva il variegato e frammentato mondo politico tedesco.

Scriveva Sombart: “Tutti i conflitti, che anche le altre nazioni conoscono, sono da noi portati all’estremo e dividono il popolo in fazioni nemiche, tra le quali non c’è possibilità di intesa…. Nella sfera economico-sociale, il contrasto, comune a tutti i paesi capitalistici, tra borghesia e proletariato, ha raggiunto tale profondità e ha portato a lotte così accanite, come in nessun altro paese. In nessuno Stato l’idea della «lotta di classe», per quanto poco precisa, è presa così sul serio come in Germania, patria di Karl Marx”.

Ne esce un affresco di una Germania fortemente divisa tra individualisti e nazionalisti, democratici e autoritari, repubblicani e monarchici.

Risultava evidente, secondo le riflessioni di Sombart, che tali contrasti si manifestavano nei programmi sociali e nelle proposte per la risoluzione della crisi che colpiva la Germania.

Dopo il fallimento dell’impianto economico-mondiale e di quello tedesco che avevano provocato una disoccupazione di massa, egli propose le sue tesi per l’economia programmatica nazionale, quest’ultima intesa non come “la eliminazione dell’economia privata, che – nel suo aspetto sano – voglio anzi restaurare nei suoi diritti. Economia programmatica significa per me soltanto la immissione nella vita economica di forme nazionali, la creazione di criteri direttivi per una sana conformazione dell’esistenza economica della nazione”.

Per Sombart “un’intelligente economia programmatica dividerà le funzioni economiche in tre sezioni: un’economia dei pubblici poteri, un’economia sottoposta al controllo dello Stato, e un’economia affidata ai privati”. I rapporti economici tra la Germania e gli altri Paesi dovevano essere regolati secondo i propri interessi nazionali.

Il cambio di rotta, auspicato dal pensatore tedesco, non poteva che dipendere dal formarsi di una volontà forte e compatta. Secondo Sombart, difficilmente ciò poteva accadere per via parlamentare, a causa delle forti divergenze tra la moltitudine dei partiti esistenti.

Resta solo la possibilità, che un forte governo autoritario si impadronisca dell’idea economica e dimostri di essere l’incarnazione della «volontà popolare», cioè prenda i provvedimenti necessari nell’interesse della Nazione”. Ed è, per Sombart, quello che poi sarebbe accaduto con l’avvento del nazionalsocialismo.

Matteo Pio Impagnatiello

( fonte : Corriere Nazionale  e Gazzetta Dell’ Emilia )

 

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