Viene oggi alla luce una sua pubblicazione,
grazie alle Edizioni della Lanterna che ripropongono la riedizione del testo
pubblicato nel 1934, in Firenze col “titolo Correnti sociali della Germania di
oggi”.
Sombart
offre al lettore un quadro della Germania di allora e introduce così il breve
saggio, di cui si compone il libro: “Nel
correggere oggi – luglio 1933 – le bozze di questo scritto, posso constatare
con soddisfazione che l’attuale indirizzo della politica del nuovo governo è
quello qui indicato”.
L’opuscolo si apre con
l’analisi della società germanica del tempo in cui viveva, di cui l’autore
evidenzia l’estrema frammentarietà che dominava in tutti i campi, non ultimo il
politico. A farne le spese sarà il Reichstag, dove mancava la possibilità di
una formazione con una maggioranza effettiva.
Del resto, l’elenco dei
movimenti - in cui si svolgeva la vita politica tedesca - che ha riportato
Sombart è abbastanza nutrito. Dalle associazioni di carattere economico dei
datori di lavoro, a quelle dei salariati e impiegati, queste ultime distinte in
sindacati socialisti, liberali e cristiani; dalle numerose organizzazioni
semi-militari alle organizzazioni di classe, dalle unioni confessionali a
quelle giovanili: tale eterogeneità rifletteva il variegato e frammentato mondo
politico tedesco.
Scriveva Sombart: “Tutti
i conflitti, che anche le altre nazioni conoscono, sono da noi portati
all’estremo e dividono il popolo in fazioni nemiche, tra le quali non c’è
possibilità di intesa…. Nella sfera economico-sociale, il contrasto, comune a
tutti i paesi capitalistici, tra borghesia e proletariato, ha raggiunto tale
profondità e ha portato a lotte così accanite, come in nessun altro paese. In
nessuno Stato l’idea della «lotta di classe», per quanto poco precisa, è
presa così sul serio come in Germania, patria di Karl Marx”.
Ne esce un affresco di
una Germania fortemente divisa tra individualisti e nazionalisti, democratici e
autoritari, repubblicani e monarchici.
Risultava evidente,
secondo le riflessioni di Sombart, che tali contrasti si manifestavano nei
programmi sociali e nelle proposte per la risoluzione della crisi che colpiva
la Germania.
Dopo il fallimento
dell’impianto economico-mondiale e di quello tedesco che avevano provocato una
disoccupazione di massa, egli propose le sue tesi per l’economia programmatica
nazionale, quest’ultima intesa non come “la eliminazione dell’economia
privata, che – nel suo aspetto sano – voglio anzi restaurare nei suoi diritti.
Economia programmatica significa per me soltanto la immissione nella vita
economica di forme nazionali, la creazione di criteri direttivi per una sana
conformazione dell’esistenza economica della nazione”.
Per Sombart “un’intelligente
economia programmatica dividerà le funzioni economiche in tre sezioni:
un’economia dei pubblici poteri, un’economia sottoposta al controllo dello
Stato, e un’economia affidata ai privati”. I rapporti economici tra la
Germania e gli altri Paesi dovevano essere regolati secondo i propri interessi
nazionali.
Il cambio di rotta,
auspicato dal pensatore tedesco, non poteva che dipendere dal formarsi di una
volontà forte e compatta. Secondo Sombart, difficilmente ciò poteva accadere
per via parlamentare, a causa delle forti divergenze tra la moltitudine dei partiti
esistenti.
“Resta solo la
possibilità, che un forte governo autoritario si impadronisca dell’idea
economica e dimostri di essere l’incarnazione della «volontà popolare», cioè
prenda i provvedimenti necessari nell’interesse della Nazione”. Ed è, per
Sombart, quello che poi sarebbe accaduto con l’avvento del nazionalsocialismo.
Matteo Pio Impagnatiello
(
fonte : Corriere Nazionale e Gazzetta Dell’
Emilia )
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