Italo Balbo non cessa di
generare stupore nelle sue opere letterarie. Abbiamo conosciuto il guerriero e
il rivoluzionario dalle pagine del suo “Diario 1922”, cronaca dell' anno
cruciale della Rivoluzione delle camicie Nere di cui fu uno degli artefici e
abbiamo conosciuto l' ardito trasvolatore sulle pagine liriche della cronaca
della trasvolata “ Da Roma a Odessa". Non cessa di stupirci in questa
opera minore di ambito letterario : il testo di una sua relazione-conferenza
tenuta a Ferrara nel 1928 per il convegno annuale di Studi ariostei dedicato al
poema L' orlando Furioso. Una conferenza sul volo del paladino Astolfo a
cavallo del mitico Ippogrifo, fin sulla luna. L' inventore della moderna
aviazione italiana si cimenta con l' archetipo della letteratura italiana
derivante dal mito di Icaro. Il politico incontra il letterato e questo breve
scritto dalla letteratura sconfina spesso , con arguzia, nella politica. Ma
sconfina anche, sorprendentemente, con la profezia più tragica: sembra infatti
presagire la sua fine. Così scrive Balbo nel 1928 :“E un giorno, allora, ci troveremo
tutti in qualche altro poema, noi che fummo detti e siamo forse, come i
paladini di Carlo Magno, dei pazzi, ma dei pazzi santi, come son tutti coloro
che sprezzando le lusinghe di una esistenza volgare giocano la vita sulla posta
di un grande ideale. Qualche Astolfo risalirà ancora una volta nella luna a
ricercare il vostro senno, o Renzo, o Olao, o Umberto, o Giulio, o Nello, o voi
tutti, avanguardie ardite della rivoluzione, e quell'Astolfo sarò io, forse, su
un cavallo di argenteo metallo, dal palpito igneo e dalle bianche ali distese ;
quel giorno, io lo prometto, farò come il paladino antico: incomincerò col
cercare sulla luna il senno mio, che prima degli altri e più degli altri è
volato lassú, né più ha fatto ritorno!”
Link
consigliato per l’ acquisto :
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.