Trieste, 13 luglio, 1920
: in una vampata di fuoco esplode l’ Hotel Balkan, nel famoso incendio che carbonizzò questo centro ideologico e deposito di armi della sovversione anti italiana di matrice
slovena non rassegnata alla sconfitta bellica dell’ Impero asburgico nella Grande
Guerra , dal momento che l’ Austria ne spalleggiava e fomentava le
rivendicazioni etniche in funzione anti
italiana.
Incendio che per Francesco
Giunta, capo indiscusso dello squadrismo triestino, fu “ l’ inizio della nostra
campagna elettorale”[1]
e che Benito Mussolini definì in uno storico discorso a Trieste come “ il
capolavoro dello squadrismo triestino”.
" Cosa fatta,
capo ha" - avrebbe detto il Comandante d' Annunzio : fatto
sta che da quella volta l' insurrezionalismo sloveno non
fece più sentire il fuoco delle sue armi per almeno 20 anni. Tacque
finalmente il Balkan e e tutti gli altri
centri di “ cultura” slovena ,che erano in realtà delle santabarbare armate.
La pace divenne finalmente realtà al confine orientale d’ Italia. L’ incendio
del Balkan : forse l’ ultimo atto bellico della prima guerra mondiale. Di certo
emblematico di una epoca che aveva fatto suo il motto di Sorel . “ la violenza
è la sola levatrice della Storia”.
Una memorabile pagina di
storia cui dedichiamo questo studio
privo di paratie mentali antifasciste ed opera dal ricercatore storico Giacinto Reale.
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