Ritorna
alla luce dopo una fugace apparizione
durante la guerra, la edizione italiana del libro scritto dal principe russo
Nicola Gewakhow, sottosegretario nell’ ultimo governo zarista prima della rivoluzione bolscevica ed
integralmente dedicato ai retroscena del più controverso libro del secolo : I
Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Il testo di Gewakhow è più attuale oggi di
ieri, in quanto è l’ unico libro che si affatica, con successo, ad identificare l’ autore dei protocolli in
ambito ebraico. Oggi siamo tutti vittime della false flag che
impone la versione imposta dalla Internazionale Ebraica che vuole i protocolli
un mero falso letterario. Così facendo si è impedito dal dopoguerra ad oggi la
ricerca dell’ autore dei protocolli nell’ ambito più ovvio : quello ebraico. “
Chi cerca, trova”, ma si è impedito la ricerca. Proprio per non trovare . Per non trovare le tracce dell’ autore o degli autori dei Protocolli. Coperti ben oltre la morte dai loro fratelli di razza.
Gewakhow, cercando invece in ambiente ebraico, rinvenne
tracce che conducevano a un occultista ebreo legato a filo doppio al
movimento sionista di cui era il portavoce della fazione più integralista che
ebbe il sopravvento e definito dallo stesso Gewakhow come il capo segreto delle organizzazioni ebraiche , una sorta di superiore sconosciuto delle stesse e al comando diretto di molte confraternite segrete ebraiche dell' Est Europa, nonchè governatore delle reti del Kahal , il tribunale segreto ebraico, su cui a lungo si sofferma l' antico ministro zarista in questo libro. Scritto in ebraico antico , il testo dei protocolli fu
proprio la relazione di costui nelle segrete riunioni sioniste, e girò a lungo
in ambienti ebraici come in ambienti massonici che l’ autore, forte del suo ruolo nel
governo russo, descrive minutamente, loggia per loggia. Ad un certo punto trapelò e a quel punto il manoscritto, vergato in ebraico antico e, fuori dalle capacità di lettura di molti, iniziò il suo viaggio carsico, fino ad approdare sulla scrivania di Nilus.
Non possiamo dire con certezza se il soggetto individuato dal principe zarista in esilio sia stato proprio l' autore materiale del controverso scritto redatto proprio come relazione svolta nei segreti circoli ebraico-massonici dell' epoca, certamente da lui ispirato : ma quello che appare fuori di ogni dubbio è che in questo ambito la genesi dei Protocolli vada cercata : fra oscuri ghetti, ambigue sinagoghe e strane logge, spesso dominate dalla protervia ebraica resa in quegli ambienti senza più freni e ritegno, anni nei quali andava germinando contestualmente la massoneria riservata al soli ebrei, il famigerato Bnai-Birth ( I " figli del patto"). In quel mondo andava indirizzata la ricerca, non distolta e deviata sulle pagine di qualche romanziere che della relazione dei Savi ne aveva fatto un uso letterario, forse come cauto " segnale" per qualcuno, circostanza frequente, soprattutto da parte di chi ha contatti con ambienti esoterici o segreti.
Non c’è da
meravigliarsi che questo testo sia stato volutamente cancellato dalle librerie, complice lo scoppio della guerra mondiale, il provincialismo italiano e il celere " riposizionarsi" degli ambienti culturali italiani man mano che la guerra volgeva al disastro per le forze vicine al Reich. Sicuramente gli ambienti massonici " in sonno" in Italia avranno accolto molto male un libro che imputava ad ambienti occultistici anche massonici la genesi e la stesura del famigerati Protocolli. Il rapporto Massoneria e Giudaismo è ancora oggi tabù. Ma è un testo, quello del ministro zarista, da da leggere assolutamente . Se le ricerche fossero andate sempre nella direzione proposta dall' autore, forse oggi il mistero dei protocolli non sarebbe più tale, perchè la direzione impressa dallo studio di Gewakhow ci appare, per spessore di argomentazioni, per il ruolo dell' autore come ministro zarista a conoscenza di informazioni particolari , proprio quella più convincente : “
Dunque non temeteli : perché non vi è nulla di segreto che non sarà scoperto e
nulla di nascosto che non sarà svelato” ( Matteo, 10, 26)
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[ Grafico tratto dal volume di Gewakhow ]
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