lunedì 3 luglio 2023

LA PAROLA FINE AL PROCESSO DI " PORTOVECCHIO"

 


[ I magazzini del vecchio porto franco asburgico  di Trieste]

L’ ultima parola sulla vicenda del processo di  “ Portovecchio” di Trieste  è stata espressa : a pronunciarla è stata la Corte di Cassazione in Roma che pochi giorni fa ha depositato la sentenza della Settima Sezione firmata dal presidente Pistorelli Luca ( relatore Romano Michele) con cui dichiarava assolti per intervenuta prescrizione gli ultimi tre imputati che nei gradi precedenti non erano stati assolti come gli altri, circa una ventina. Ci rendiamo conto che per molti questa nota può non dire molto e quindi una breve esposizione si rende necessaria per comprendere l’ importanza di questo verdetto.

“ Portovecchio” è il nome familiare con cui i triestini chiamano il porto cittadino risalente all’ epoca asburgica, ma perfettamente operativo e moderno che non è un porto qualsiasi, perché il trattato di pace del 1948 lo riveste del rango di porto extraterritoriale , non soggetto alla sovranità della repubblica italiana e della sua voracità fiscale. E’ posto al centro di quella vasta area che costituisce il territorio Libero di Trieste, uno stato sovrano che va da Duino fino a Trieste e si spinge in Istria in territori inglobati ora dalla Slovenia. Uno stato indipendente , che è “ in sonno” dal 1948 , inglobato da Italia e Slovenia e che può riprendere vita da un momento all’ altro con la nomina di un Governatore da parte dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite. Un evento temuto da molti, ma auspicati da tanti altri, soprattutto dai triestini e in particolare  quando ricevono le simpatiche  letterine di Equitalia o della Agenzia della  Entrate della repubblica italiana. Che il “ Territorio Libero di Trieste” sia rimasto in sonno finora a causa della guerra fredda, non significa che non esista , che non sia previsto dalla stessa carta delle Nazioni Unite e – soprattutto – non significa che non possa realizzarsi da un momento all’ altro.


[ 15 maggio, 2018 : 600 cittadini del Territorio Libero di Trieste muovono causa al governo italiano per l' esosa tassazione fiscale. Aula del tribunale di Trieste gremita. L' avv. longo, loro difensore, è seduto sul banco in prima fila ]

Nell’ anno 2013 i militanti indipendentisti di Trieste, nel reclamare l’ internazionalità del loro porto ( mai contestata da nessuno) e la costituzione effettiva dello stato sovrano del Territorio Libero di Trieste, svolsero una manifestazione pacifica proprio in “ portovecchio”, manifestazione molto partecipata intimando un “ ultimatum all’ Italia”.

La democrazia del Bel Paese rispose con vecchio sistema autocratico di un processo di massa ai manifestanti per intimidirli e dissolverli : un vecchio trucco che ha sempre portato fortuna all’ apparato dello stato profondo italico. Il processo, nel 2017 terminò con una prima serie di assoluzioni di massa : i militanti imputati non avevano compiuto niente di male . Nel 2021 il processo di appello che vide l’ assoluzione per prescrizione di un’ altra serie di imputati per prescrizione. Rimanevano condannati solo tre imputati sui quali lo stato italiano non mollava la presa, come fosse un cane feroce. I tre impugnarono ancora e due di loro, difesi dall’ avvocato Edoardo Longo, legale storico che aveva seguito il processo fin dalle prime battute, fecero pubblicamente sapere che avrebbe portato avanti l’ ingiusto processo fino alla Corte Europea perché si pronunciasse sul punto del Territorio Libero di Trieste, amministrato come “ cosa propria” dalla repubblica italiana.

A questo punto , venne sabotata l’ ulteriore impugnazione in Cassazione, al punto che la sentenza da impugnare venne tenuta bloccata per oltre un anno, fino al giorno in cui il legale – l’ avvocato Edoardo Longo – non venne gettato in carcere a seguito di una losca manovra dei palazzi di giustizia. Venne pubblicata esattamente  7 giorni dopo che l’ avvocato in carcere, nella illusoria speranza che non sarebbe stata impugnata. Mal gliene  incolse agli aguzzini perché il difensore la impugnò lo stesso , benchè chiuso in cella di isolamento, dal momento che non ha mai cessato di svolgere la sua professione, nemmeno in galera.




Il ricorso venne indirizzato alla Settima Sezione della Corte di Cassazione in Roma, soprannominata la “ castra ricorsi” perché per statuto pronuncia solo rigetti tanto che non viene neanche permessa la presenza degli avvocati difensori . Potenza della “ democrazia “ italica…

Incredibilmente, nei giorni scorsi la Corte di Cassazione – a sorpresa – ha accolto l’ eccezione di prescrizione formulata dal difensore mentre era in carcere e anche gli ultimi condannati sono stati prosciolti. Il mastino ha mollato la presa…

Spirito di giustizia ? Forse, ma anche no…. Più probabilmente la preoccupazione di evitare che gli imputati, se non fossero stati prosciolti, potessero ricorrere alla  Corte europea dei diritti dell’ uomo  con il mastino attaccato ancora ai polpacci e sollevassero lì la questione del Territorio Libero di Trieste, di fronte a giudici che non erano della repubblica che li voleva incatenati.  Felicissimi  tutti per la loro assoluzione, ma una considerazione finale amara è d’ obbligo : ci sono voluti dieci anni perché gli imputati si liberassero dal morso tenace della repubblica italiana. E’ stato tentato anche di annichilire il loro difensore, con metodi degni di una satrapia medio-orientale.  Quanti anni ci vorranno perché tutti i sudditi di questa tirannide assassina chiamata pomposamente “ repubblica italiana possano  raggiungere  la piena libertà e la pienezza dei loro diritti ?

Redazione di Dissonanze




Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.