Mito americano? Ma anche
no. In realtà esiste una corrente letteraria in cui l'America non appare un
mito quasi irraggiungibile, una civiltà utopica, quasi una “Gerusalemme
celeste” discesa sulla terra, ma ci appare in una dimensione cupa, violenta,
avida, scurrile: un infermo volgare germinato sulla terra, patria orrenda di un
capitalismo fradicio, dominata da un dollaro usuraio, dove la vita vale come
una cambiale e un pugno di soldi sudici carpiti dagli usurai. Un'America ormai
degradata dalla pressione sociale del potere di Usura , come ci ricorda con
amarezza il grande americano Ezra Pound. Un'America dai lineamenti insani ed
adunchi, una nuova Babilonia venuta dall'Oriente che ghermisce anime e vite.
Marcello Gallian, scrittore controcorrente e dalla penna sferzante, inaugura
questa visione iconoclastica del “mito americano” progressista. Il libro,
pubblicato nel 1936 a puntate sulle pagine di “Quadrivio”, settimanale
letterario diretto da Telesio Interlandi, ai confini fra avanguardismo ,
razionalismo, fascismo e arte moderna. “America” è un racconto surreale che dà
forma e narrazione alle pulsioni anticapitalistiche del fascismo più
rivoluzionario e sociale, e si conclude con una visionaria, incredibile
immagine di quanto sarebbe accaduto oltre 80 anni dopo: l'incendio e la
distruzione delle Due Torri. Letteratura surreale e profetica?
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