Verso la metà degli anni
Trenta l’Italia fu il primo Stato europeo a sostenere concretamente la lotta di
liberazione del popolo palestinese dal mandato britannico e dal progetto
sionista in Terra Santa. Non si trattava soltanto di un appoggio politico, ma
di un autentico sostegno materiale; in altre parole, Mussolini finanziò per
quasi due anni la prima intifâda palestinese: una rivolta contro il dominio
coloniale britannico che provocò, nel 1937, 200 vittime e nel 1938 ben 2000. Le
ragioni che spingevano Roma a sostenere i musulmani di Palestina erano
molteplici. Innanzitutto la volontà di contendere alla Gran Bretagna il primato
nel Mediterraneo: dagli archivi del ministero degli Esteri italiano emerge
infatti che, fra il 10 settembre 1936 e il 15 giugno 1938, il governo di Roma
versò all’Hâjj Amîn al-Husaynî, Gran Mufti di Gerusalemme, che guidava la rivolta,
la somma di 138.000 sterline, molto considerevole per l’epoca.
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