Ristampa integrale di un
rarissimo testo sulla presenza degli Ebrei in Italia, opera dell’ avvocato Guido Podaliri che istituì
negli anni ’40 ad Ancona il “ centro anconetano per lo studio del problema
ebraico”. Il libro , all’ epoca intitolato “ De Republica Hebreorum”,
è assolutamente unico per la metodologia di ricerca applicata : in esso sono raccolte informazioni di prima
mano sullo spessore della presenza ebraica in Italia. In effetti, il titolo
originale dell’ opera ricorda il “ de
republica hebreorum”, opera monumentale in più volumi edita nel
‘600 ed assolutamente introvabile che svolgeva una analisi estremamente dettagliata della presenza ebraica in Europa
, i suoi traffici ed interconnessioni fra comunità ebraica diverse : insomma,
una disamina dettagliata della presenza e potenza economica ebraica già all’
epoca , analisi effettuata da un ‘opera
colpevolmente dimenticata. Anche nell’ opera di Podaliri troviamo un tentativo,
abbastanza riuscito, ma rimasto incompleto, di investigare dove vanno i flussi
di capitolai ebraici accumulati nei loro forzieri : vedasi i capitoli “
Criminalità ebraica “ e “ la ricchezza degli ebrei”.
Tornando al lavoro dell’
avvocato Podaliri , suscita una certa impressione la scoperta di una presenza
qualitativamente e numericamente preponderante di elementi ebraici nei ruoli
cardine dei ministeri e della pubblica amministrazione, nonché la capillare
presenza di scuole riservate esclusivamente a studenti ebrei, oltre alla
storica presenza di elementi ebraici nelle banche e nell’ alta finanza. (
vedasi il capitolo “ Cavour e i Rothschild”) .Sconcertanti sono i dati del
ministero della giustizia dell’ epoca che evidenziano una forte presenza di
ebrei nella commissione di crimini finanziari, societari, nel contrabbando di
valute e nelle operazioni di ricettazione ( cfr. “ Un vecchio vizio ebraico :
il contrabbando di valute”). L’ autore qui ha avuto una intuizione prodigiosa,
unica nella pubblicistica dell’ epoca in Italia [ e anche dopo …] , frutto del
suo “ occhio professionale” di avvocato : andare a consultare gli infiniti
archivi ministeriali e ritrovare le sentenze del regno d’ Italia inerenti
processi per reati finanziari ed economici.
Non siamo in tempi di informatizzazione e la ricerca deve essere stata
estenuante, ma il risultato è stato eclatante : la quasi totalità dei crimini
finanziari, di truffe bancaria, societarie, fino a reati di ricettazione e
riciclaggio avevano come responsabili elementi ebraici ! Il quadro che ne
emerge è raggelante.
Già Giovanni Preziosi aveva dimostrato come i crack bancari e finanziari in Italia erano opera di finanzieri ebrei, ma qui vediamo lo spaccato di una comunità ebraica intrisa nel suo insieme – e non solo ad opera di una cupola finanziaria - da criminali dediti , con innegabili e ramificate reti di copertura, ad ogni tipo di truffa economico/finanziaria, fino alla ricettazione di merci rubate. Tutto ciò ha una spiegazione – chiamiamola così – “ culturale”, in quanto deriva da una concezione di sé , succhiata col latte materno, come “ eletti” in contrapposto agli altri, gojim, animali nella cui società si trovano a vivere e che, secondo il talmud, non sono uomini e per cui nei loro ( nostri) riguardi ogni illecito è permesso. Il libro ci documenta in modo incontrovertibile come questa “ cultura” altro non sia che una delle più evidenti espressioni della mentalità criminale. Diffusa in modo endemico nelle comunità ebraiche. La mafia non ragiona diversamente da loro, diciamocelo, senza tanti pudori.
Oltre a questi dati, per
lo più ignoti e inesplorati ancora oggi, l’ Autore tenta anche una indagine
sulle ricchezze e patrimoni ebraici e sulla loro formazione, arrendendosi però
alle difficoltà di reperimento di fonti informative. Le innegabili ricchezze
degli speculatori ebrei, hanno una origine, questo è evidente. L’ Autore voleva
indagare sulla origine e sulle fonti di questa ricchezza, nonché sulle fonti di
investimento delle stesse. Qui il muro di resistenze e di omertà è stato
invalicabile. Lo è ancora oggi. Tracciare i movimenti di patrimoni inauditi
significa controllarli e coglierne i
profili di fonti illecite e di traffici innominabili.
Il libro si sofferma
anche sui profili del sentimento popolare antiebraico e la sua origine.
Inedita e non agiografica
la descrizione dei quartieri ebraici in Italia, su cui è necessario
soffermarsi. Il Ghetto è giudicato oggi
come una sorta di “ prigionia” in cui gli Ebrei, ansiosi di amalgamarsi con i goijm
, sarebbero stati crudelmente confinati nei secoli . Niente di più falso. Per
gli ebrei il ghetto è sempre stato una risorsa : permette di conservare una
identità massiccia, conferisce omertà e protezione ai traffici illeciti di
membri della comunità , nega accesso a influenze cristiane e provenienti dalla
società civile dei gojim , consente una educazione ossessivamente
ebraica ai giovani, permette l’ applicazione delle leggi ebraiche e delle
sentenze interne dei tribunali ebraici ( kahal ) rabbinici, permette il
perpetuarsi di prassi oscene come la
circoncisione dei neonati e così via. Al ghetto non hanno voluto
rinunciare per secoli, salvo in tempi recenti, in cui hanno potuto mettere nel
ghetto i goijm. Vedasi Palestina. E la parola lock down
dice niente oggi ?
Ma il ghetto, la muraglia
della “ repubblica degli ebrei” secondo l’ Autore, ha
iniziato a generare anche problemi di altro tipo in epoca moderna, legati alla
assenza di igiene e di norme urbanistiche moderne, sicure ed affidabili. Ancora
negli anni ‘ 30 i ghetti si presentavano come quartieri luridi, come ammassi di locali malsicuri e di scarsa
sicurezza, anche igienica. Impenetrabili. Per tutte le ragioni che il libro ci
espone. Nella “ repubblica degli ebrei”, è vietato ficcare il naso ai “ non
eletti”. Ogni tentativo di mettere i quartieri ebraici in regola con le leggi sanitarie,
urbanistiche, ed edili della moderna Italia era visto come " intrusione
antisemita". Se mi è lecito un paragone poco ossequioso, i ghetti
ebraici avevano molte somiglianze con i campi rom dei giorni nostri ...
( cfr i capitoli “ i vecchi ghetti e i piani regolatori”, “ il ghetto in
Italia”, “ il quartiere ebraico di Roma”).
Documentazione storica
assolutamente introvabile al giorno d’ oggi. Uno sguardo non usuale sulla
presenza ebraica in Italia, al di là di ogni agiografia . A suo tempo il libro
fu pubblicato in Osimo dall’ editore Ismaele Barulli, di non nascosto ceppo ebraico, senz’ altro scevro da omertà e
timori reverenziali verso il suo mondo d’ origine e a dimostrazione che si può
ragionare del “ problema ebraico” anche da parte ebraica, quando si ricerca la
verità storica e sociologica.
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