Alfred
Rosenberg non ha certo bisogno di particolari presentazioni. Tributario del pensiero di de Gobineau e di
Chamberlain, deve molto anche alle analisi dello statunitense Madison Grant a
dimostrazione che la cultura identitaria americana e quella nazionalsocialista
non erano così distanti ed incompatibili. Oggi la figura di Rosenberg è tabù,
ma i tabù non hanno mai favorito lo sviluppo culturale. Viene qui
pubblicato per la prima volta il testo di una relazione trasmessa da Alfred
Rosenberg alla reale Accademia d’ Italia , classe delle scienze morali e
storiche , in occasione di un Convegno internazionale tenutosi a Roma nel
novembre 1932 sulla crisi del Continente Europeo. Le tesi espresse da Rosenberg
sono francamente di una attualità odierna impressionante e prefigurano in modo
quasi fotografico la fatiscenza irreversibile dell’ attuale Unione Europea,
allora lungi dall’ esser realtà. Si legga questo passaggio del libretto : “ Chi
dunque pensa sul serio ad un’ Europa che sia unità organica di una forte
molteplicità e non una grossolana addizione, deve riconoscere i quattro grandi
nazionalismi come dati a noi dal destino ; e quindi aspirare che essi
realizzino tutta la forza irradiante dai
loro nuclei vitali. La distruzione di uno dei qualsiasi di tali centri per
opera di una qualunque potenza non avrebbe per effetto alcuna “ Europa”, ma
produrrebbe un caos , nel quale anche gli altri centri della civiltà verrebbero
a perire”. Un testo profetico che è possibile leggere solo oggi, dopo quasi 80 anni di censura “ democratica” fondata sulle
forche di Norimberga.
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