New York, anni 30. Nel ventre oscuro della Grande Mela corrotta, i mille labirinti, i meandri pervasi di immense ricchezze di rapina e miserie fra le più sordide del mondo nascondono di tutto e potrebbe essere successo anche qualcosa di simile alla trama di questo romanzo giallo degli anni ’40 , opera di Romualdo Natoli, il più censurato dei giallisti italiani, perché accusato di scrivere romanzi gialli antisemiti , tanto che nel dopoguerra dovette ricorrere a pseudonimi per poter pubblicare e sopravvivere.
In questo romanzo degli anni 40, mai più ripubblicato da allora e impossibile da trovare anche nelle librerie antiquarie, si respira il clima che ha contribuito alla sulfurea fama dell’ autore : Misteriosi profughi politici ebrei dalla Russia, un ricco miliardario e il suo testamento, eredi che scompaiono, muoiono e ricompaiono, vizi, minacce, omicidi senza un filo logico e alla fine… Senza svelare la trama , ancora una volta Natoli ci fa scontrare con una dimenticata verità logica : anche i buoni possono essere cattivi e viceversa…
Una amara conclusione per la
polizia della Grande Mela : svelato tardivamente l’ autore dei crimini, resta l’ atto finale
della tragedia che è la giustizia chirurgica, disperata, fattasi da sè dalla giovane vittima della cricca
e l’ amara considerazione che, in fondo,
la vittima vendicatrice aveva “…estrapolato definitivamente una spaventosa erba gramigna”.
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